vedo rosso

vedo rossomi monti
mi sbatti
sei un toro
niente ti ferma
nemmeno il dolore
(niente)
fino a che
non godi
morendo

se volessi filosofeggiare, come tante donne fanno, tirandosela un zin, in un salotto nebbioso (gambe arrotolate su un divano a scacchi rossi e blu, sorseggiando un lagavullin liscio aromatizzato alla canna), mentre discuto con amici sul perchè e sul percome, sul senso superiore e sul significato intrinseco delle cose

direi mi sono prostrata al tuo altare per assaporare la vita e la morte

ma la realtà è ben diversa e io sono solo una piccola zoccola dalle mani sottili e la figa calda
("vedi la goccia? vedi, amore? mi hai marchiato per sempre")
e questa mia bocca non può fare a meno di percorrere il tuo sangue, sangue nel mio sangue, carne e sangue nella mia carne e nel mio sangue

amore mio, fluido del mio corpo innaffiato d’amore terreno, fermo quell’immagine nel tempo e dico
mi sono inginocchiata e ho assaporato il tuo cazzo sporco di sborra e di sangue

annusando il sapore del ferro addolcito dal seme,
limando un tatoo animale,
solcando una cicatrice di carne su carne,

un marchio di proprietà,
nascosto tra le pieghe del cuore e della cappella

ciak, si gira

adagiatazoom
interni
finestra
tenda che ondeggia in onore del cielo
voce di bambino

zoom
esterno
in strada
bambino che gioca
alberi in movimento

zoom
ancora interni
divano a due posti
tinta unita
un uomo
seduto
mollemente adagiato
nuca rilassata
gambe aperte
braccia aperte
un bicchiere di whisky nella mano destra
la mano sinistra tocca l’aria

si stringe l’inquadratura

una donna
nuda
accucciata
tra le gambe dell’uomo

si stringe l’inquadratura

muove piano testa e mani
lingua e dita
saliva e labbra
bagnando di linfa la maglietta posta sotto le ginocchia

sono io, amore, che ti sto pompando l’anima dal cazzo

goccia a goccia

amore per la vita

amorea fleur-sur-mer, un “sasso” a  400 miglia a ovest da haiti , tutti i giorni, alle quattro del pomeriggio, ogni agosto, piove con il sole.
mentre i bagnanti, raccolgono ridendo ciabatte, cappelli, creme, borse, asciugamani, libri e giornali svolazzanti, michelle  – controcorrente – respira verso il mare. si spoglia e si getta in acqua, per farsi penetrare dal blu e dal verde.

(dalle vetrate del bar sulla spiaggia la guardano e pensano “è stramba”. ma quella voce… quella voce da diavolo tentatore, roca di sigarette e passione, rivolta l’anima al peccato, si conficca nei pensieri e, lì, giace a scopar la mente, nei ritornelli delle canzoni che soffia ogni notte, durante l’ultimo spettacolo)

a occhi chiusi, assapora il fresco sulla pelle e in gola, senza distinguere dal colore, il sapore. apre le gambe ad accoglierne la carezza, la pelle lambita da onde di luce, sopra e sotto, dentro e fuori “dolcesalatodolcesalatodolcesalato”
come la bocca di eva, la figa di eva. come il sudore di eva, la risata di eva. come eva.

ripete il suo nome e lo arrotola, mischiato a una goccia di pioggia e a un rivolo di sale in una ciocca di capelli. e risente in gola il profumo del suo ultimo orgasmo, urlato sulla lingua.
“eva, mia mela e mio serpente, ti ho morsicata e avuta. ora…”
che fare?

seduta al bar si accende l’ennesima gauloise senza filtro. il mare le rotola ai piedi, in piccole gocce che muoiono sul pavimento di legno. seduta, beve e fuma
che fare?

segue il fil di fumo, come un pensiero, sale dalla bocca e prende forma, si contorce, si avvita, danza verso l’alto e si sperde. puf.
altra sigaretta. altro pensiero. altra decisione. puf.

l’aereo di eva  partirà sabato all’alba.
“vieni, vieni via con me…”. e non è una canzone di paolo conte. è eva, eva dagli occhi chiari, eva che mi sussurri geroglifici sul seno e io che mi perdo nel tuo odore di promessa.

le scopa la bocca, maurice, un conato di vomito, un guizzo di sborra in gola. le dice “possiamo amarti tutti e due. io e lei”.
ma non può capire, pensa michelle, ingoiando. il suo amore per eva è totalizzante, unico, devoto.

bella voce aveva michelle. bella. roca. graffiante.
amava una donna, in modo totalizzante, unico, devoto. una fine triste.
all’aeroporto,  la sua amante l’aveva aspettata invano.
non poteva certo sapere che, michelle, sul taxi, stava morendo in una bolla di sangue.
un tumore totalizzante, unico, devoto

clikkare due volte

femalecollegamento al pcserver
(doppio click)
cartella fiera lsm
(doppio click)
cartella pubblicità
(doppio click)
cartella pianificazione
(doppio click)

ok, devo salvare qui i documenti di cambio stand per l’editore
nella cartella pianificazione

e io pianifico, in effetti
lungi da me un piano editoriale
ho in mente un piano seduttivo

spiaggia
morettina
tette piccole e sode
bel culo

e io la bacio
la bacio
la bacio

la bocca e la figa
vado d’istinto e ti copio
amore mio

appoggio la bocca
infilo la lingua
e lecco
dentro e fuori
infilo un dito
e mi attacco a bere

la mia passione è tua
e tra le gambe di una dolce brunetta

il mio amore è tuo
lo sai
io alla pecora
mentre lei mi apre il culo
per ospitarti

doppio click
sulla cartella pianificazione

non resisto
vado al cesso
doppio click
e mi masturbo
doppio click
sul mio clitoride
doppio click
doppio click

lezioni di lingua

boschettopresente indicativo, voce del verbo "sborrare", prima persona singolare

io sborro

non esistendo espressione equivalente "al femminile", lo dico anch’io: amore, sì, sborro

d’altra parte, mia gioia, ho un clitoride che si ingrossa a tal punto che posso permettermi di

aprire le gambe
spalancarmi il sesso
scoprire il cappuccio
(nella vischiosità della linfa)
offrirti il mio bottone saporito

e dirti "fammi un pompino"
non perdendo nemmeno un grammo di femminilità
mentre ti bagno d’amore

quindi, nel meraviglioso utilizzo della nostra lingua…

presente indicativo, prima e seconda persona singolare:

io sborro
tu bevi

chi lo dice a chi?

utilities

perdutal’altra notte, saltellavo distrattamente sui canali tv. mi sono fermata a vedere la (noiosissima) scena della scopata tra una morettina niente male e brad pitt in "vi presento joe black"

lei, nuda, di fronte a lui, si scioglie languidamente i capelli e…

no, un momento, fermi tutti. perchè si scioglie i capelli? perchè fa "libera e bella"?

acc… io no. sarà il mio pragmatismo milanese ma io, quando facciamo l’amore, i capelli li raccolgo: mi danno fastidio quando te lo prendo in bocca ma, soprattutto, devi avere agio per azzannarmi collo e nuca

li uso, invece, per massaggiarti la schiena: il contrasto tra i capezzoli duri e la morbidezza dei miei riccioli innamorati, crea un gioco di luce suadente. io mi bagno come una cagna. a te diventa di marmo. ti struscio la passera sul culo, poi ti giri, io mi impalo e…
ma questo è un altro discorso.

mentre ti aspetto

aspettandotiimmagino

il tragitto della tua giornata, le curve e le salite, il cielo in fondo al viale

seguo con le dita del pensiero

il bordo della tua camicia al confine con i peli, la cinta che mi hai legato al collo, l’incavo del braccio in cui mi sdraio

vedo

le labbra vicino al cellulare, le dita che tamburellano, tu che canti una canzone alla radio mentre sbagli strada, le mani che stringi con quella mano che mi vorrei sempre addosso

ma soprattutto mi chiedo

le persone che incontri, la barista che ti sorride dandoti il caffè, il collega che ti racconta una barzelletta sconcia, gli uomini e le donne che incroci, gli individui contro cui sbatti distrattamente

ecco, loro, tutti loro

cosa direbbero se sapessero che la tua Femmina si masturba pensando di farti un pompino?

naturalmente

treebnil cielo è azzurro, da morirne dentro
si sente il profumo di sole arrivare tra gli alberi
il vento muove i fiori e le spighe

noi ci muoviamo da soli
il sudore asciugato dall’aria
le bocche a rubarsi il respiro e la saliva
il mio buco aperto a te

poi il silenzio
io ranicchiata sul tuo petto
stesi sotto le fronde
la sborra scende tra le mie cosce
a fertilizzare il prato

dormiamo così, dentro a un quadro

una mosca mi solletica il naso
ti gratti la nuca
mi sveglio, ti svegli
mi baci, ti bacio
sorrido, sorridi

ancorati alla terra
siamo parte viva nella natura che ci culla
carne e anima immersi nella realtà
e parte di un sogno da vivere sino in fondo

in fondo all’anima
in fondo al culo

invito a colazione

colazioneun paio di calze e un velo di slip. posso dire di essere vestita?

"in ginocchio" dici
mi piego
"vieni qui" dici
striscio
"masturbati" dici
mi tocco

tu sei nudo, il cazzo duro, in piedi, ti fai una sega guardandomi

soffro
lo sai
soffro

quel cazzo duro e, per me, solo dita
la figa pulsa ma mi chiedo "perchè?"
è uno spreco

le tue parole mi portano all’orgasmo
come sempre, passi dal cervello e mi domini
io vengo
tu pure
ti guardo schizzare il tuo seme a terra
continuo a venire
quella sborra è mia

"questa sborra è tua" dici
ti avvicini e mi accarezzi i capelli

è ancora calda, quando la lecco dal pavimento

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offertaaccendi il pc
avvii il browser
apri la finestra

e mi cerchi
nella casa che ho creato per te
al mio indirizzo

accarezzi i post
guardi le immagini che tanto mi assomigliano
scorri le parole della nostra passione
salvi una foto
la metti su chiavetta
la infili in tasca
e pensi "sei mia"

ti vedi che mi scopi
la bocca
la figa
il culo

ti immergi nel flash del prossimo futuro

ti sfiori il cazzo
leggendo
lo tiri fuori
leggendo
ti fai una sega
leggendo

e io
mi bagno
esibendomi a te
nella luce del monitor
mostrandoti
la passione l’amore e ogni anfratto e pertugio
con lettere e parole di linfa grondanti

mi offro a te
solo a te
perdutamente a te
che hai la chiave
per tradurre i geroglifici del mio corpo