del prenderlo meravigliosamente in culo

provaLa sodomia è l’atto sessuale della fiducia più estrema.

La chiave di tutto è spingersi oltre il dolore. Una volta assorbito, si neutralizza e permette la trasformazione.
Il piacere da solo è un semplice
compiacimento momentaneo, uno svago raffinato, un’anestesia lungo la
strada verso qualcosa di più alto, più profondo, più basso
L’eternità è lontana, ben oltre il piacere. E oltre il dolore. L’estremità del mio culo è l’orizzonte dell’evento sessuale, il confine oltre cui non si
puo’ fuggire.
La mia brama è talmente grande, spalancata, cavernosa,
profonda, lunga, ampia, talmente vecchia e talmente giovane che solo un grosso uccello sprofondato nel mio culo è mai riuscita a saziarla.
Lui è quell’uccello. L’uccello che mi ha salvata.
Lui è la risposta a tutti gli uomini che ho avuto prima di lui. La mia vendetta.
Vedo il suo uccello come uno strumento terapeutico. Di sicuro solo Dio avrebbe potuto escogitare una cura simile per la mia ferita smisurata, la ferita di una donna che non è stata amata a sufficienza dal padre.
E’ il mio spazio interiore che brama Dio. Forse è solo la brama di una donna che non riuscirà mai ad averLo. Una donna che sa che quel Dio non puo’ esistere.
Ma io voglio Dio. E prenderlo nel culo mi dà speranza”

Tony Bentley “The surrender”

sempre devota

e pronta a farti disporre di me,

del mio corpo abusato,

dei miei pensieri dedicati,

dei miei buchi posseduti,

delle mie parole sconce,

dei silenzi d’amore,

del culo aperto,

dei gemiti ingoiati,

della figa fradicia,

delle urla soffocate,

dei capezzoli doloranti,

dei mormori confusi,

delle chiappe segnate,

della bocca oltraggiata,

di me intera,

io.

cagnescamente disponibile.

Al bar

Non smetteva di ridere raccontandole cazzate, al bar valentino, prima di scappare di qua e di la’, tra un cappuccino e un espresso.

Le sposta un ricciolo dal naso e sorride “ti fa ancora male?”

Lei smoccola, agita la gonna per far passare aria sulla figa violacea, pensa che stavano meglio a letto prima, dopo quella lunga maratona di sesso e amore e prende con il dito la schiuma dalla tazza. “si” bofonchia – mentre prende nota mentalmente di non scordare mai la lozione lubrificante.

Lui ha una briciola di cornetto sul labbro e Guarda la strada oltre la vetrata del bar come se guardasse un tramonto, al mare, quando il sole splasha nell’acqua.

Diventa serio di colpo, la fissa nelle lenti a contatto e dice”se mi concedessi di Sborrarti addosso anziché spingermi con le chiappe, in fondo in fondo… Sarebbe meno doloroso”

Lei nasconde lo sguardo malizioso con il fazzoletto, mentre si soffia il naso e ricomincia a bagnarsi.

Poi si compone, gli lancia uno sguardo miope e gli soffia tra le mani “oggi solo pompe”

Mentre spengono i telefoni, lei si sposta le mutandine e infila un dito in quellantro gonfio e umido.

Ancora Affamata.

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biriCHINA

ti guardo e ti vedo in mezzo alla gente

perchè sei il tutto in un mondo di niente

se mi fermo poi sul tuo sorriso sbrecciato

mi mordo le labbra per ogni bacio mancato

 

e, così, amore prendimi in braccio

scopami ancora, trasformami in straccio

dammi il tuo amore, dammi il tuo… bene

ti regalo tutte le mie sere serene

 

e se poi mi bagno io non mi imbarazzo

quando poi ingoio tutto il tuo cazzo

di sborra profumata son già tutta piena

ancora una goccia, dai, lungo la schiena

menù di carne

“è una coscia, una semplice, semplicissima coscia”

mi sfiori sotto al tavolo e la sento, tirare i tuoi pantaloni, quasi a farli scoppiare: dura, robusta, scattante

mangio e mi ripeto “è una coscia, una semplice, semplicissima coscia” ma tu ti strusci e inghiotto di fretta il boccone, capezzoli ritti, voglia di te

mi guardi e sorridi, dal maglione si vedono i piccoli chiodi impigliati nella lana e un leggero rossore sul viso. la gente intorno scompare, un chiacchiericcio lontano e inutile, mi ronzano le orecchie

“è una coscia, una semplice, semplicissima coscia” mi diresti se sapessi cos’ha scatenato la mia voglia

ma io apro le gambe, coperte dalla tovaglia, sposto le mutandine e affondo il dito lì, al caldo umido, come se fossi un soufflè bollente, gonfio da scoppiare

ti vedo, lì, come ieri, riflesso nello specchio: tu che mi monti a pecora e io che fisso quella coscia (quella semplice, semplicissima coscia) che forza sul ginocchio, affossato nel materasso, e si fa forza per spingere

inculandomi